“Nei campi di sterminio, dove moriva lento il corpo, e anche l’anima, l’uomo, per fuggire al martirio scrive; e scrive poesie per vivere.
È il graffio della disperazione, l’ancora è un lapis, uno scampolo di foglio, magari anche questo ha righe verticali e la stella gialla.
L’uomo scrive perché vuole salvare il suo pensiero, il suo popolo, e pensa a noi posteri che un giorno avremmo preso quei versi, e senza identificarli, con la leggerezza di una farfalla leggerli, con la sofferenza di quei corpi secchi, vuoti e privi di identità.
E vien fuori un’ellisse di sofferenza, al pari d’una denuncia; un segnale forte e chiaro di memoria che parla, giacché non ne abbia voglia per il dolore.
Farfalle gialle sul filo spinato, come l’albero dei tulipani, In tutto quel grande grigio, tanti le hanno sognate, e un bambino le ha pure disegnate, forse non sapeva che la poesia era nella sua matita.”
Marta Maria Camporeale