a poesia nasce e vive in tutti noi!
Il poeta ha lo stesso compito di una levatrice: fa nascere una figura emozionale. Quello che tutti sentono nell’ animo, lui sa tradurlo in parole, utilizzandole come fossero note sensoriali. Si forma così un componimento che suscita, attraverso la lettura, non pochi turbamenti. Questa melodia, per effetto dei fonemi nei significanti, traduce in messaggio un significato che si celebra col nome di poesia. Le parole hanno un forte potere evocativo, conducono al desiderio, al ricordo, alla natura, al dettaglio, all’umanità, al senso delle cose. La poesia ha il potere intrinseco di fermare il tempo; lo piega attraverso il campo semantico delle parole. Senza poesia quell’attimo andrebbe perduto. Attimo che da personale diventa universale, nasce, cresce e vive per sempre. Significato e significante, in sintesi, diventano fulcro del buon poetare.
Si crea così un filo rosso fra chi legge e chi scrive: in uno stesso verso, due interpretazioni diverse, un ritrovarsi in questo piccolo scrigno di istanti ma distanti. Il lettore sulla terra tiene il filo e il poeta diventa il suo aquilone. E chissà quante immagini quel componimento poetico è in grado di evocare nel tempo: voli che non hanno mai fine.
Il mondo d’oggi così frastornato, tecnologizzato, non lascia molto spazio alla poesia, a questa piccola farfalla che vola nel vento ostinato al quale potrebbe soccombere. Infatti basterebbe seguire il suo volo per esiliarsi da questa vita tante volte insipida. Vive in lei il potere purificatore e guaritore della resilienza.
La poesia è assoluta libertà di pensiero e aiuta ad osservare, immaginare senza inibizioni, senza veli, senza stereotipi. Essa svuota dalle inquietudini e riempie di serenità, ossimoro perfetto catartico della vita. La sua struttura ci guida su una strada verosimile: ogni segno di interpunzione, gli spazi vuoti fra le parole, i neologismi, conducono il lettore a dimenticare variare rudimenti grammaticali e sintattici, a favore di concetti assolutamente creativi e originali. È come assistere alla nascita di un universo nuovo, ad un’ardita impresa senza concorrenza.
Ecco: accade la meraviglia; la sensazione è di stupore di fronte a qualcosa d’ inusitato, mai visto o scritto, come se si prendesse coscienza della presenza di vita sulla luna.
La poesia compie un miracolo ancora più grande: concepisce la visione del sé, la scoperta del proprio self, attraverso l’immisurabile distanza che esiste fra ciò che si vive dentro e ciò che accade fuori. Ed è una sensazione travolgente vedere attraverso gli occhi di chi scrive, lettura dopo lettura carpire aspetti sempre nuovi, fiabeschi, reali, insomma, emozioni autentiche.
Pasolini diceva che la poesia è “merce inconsumabile”: infatti ogni volta ripete e riapre il “noi“più vero. Poesia è donare a ciascuno se stesso.
Il nostro è un tempo d’immagini confezionate, di pensieri da copiare e incollare, di una scrittura che si allontana dalla vera poesia. Essa induce a figurarsi, accenna ma non spiega, il suo linguaggio allude, illude, evoca, vela di ambiguità e usa le figure retoriche e i processi metrici per raggiungere il suo obiettivo.
A tal proposito Leonardo Sinisgalli, poeta lucano del ‘900 (il poeta ingegnere) sosteneva che la poesia fosse una reazione “ descrittivo trascendentale”, corrispondente alla formula a+bj, dove la a e la b sono entità reali, mentre la j costituisce l’operatore immaginario.
Il fatto di poter utilizzare ricordi d’infanzia, affanni d’amore, la natura, la storia, dolori e perdite, temi sociali e rendere tutto universale, equivale, per il poeta, ad avere una tavolozza di colori e una tela bianca tutta da dipingere.
La poesia è il fantolin che nasce fra sogno e realtà.
Marta Maria Camporeale